La fondazione della Biblioteca di Naro risale alla seconda metà del secolo XVII, ad opera del Priore P. Melchiorre Milazzo da Naro, dell'ordine dei Minori Conventuali Francescani, come si legge nella storia manoscritta di Naro di Fra Saverio Cappuccino(1731), aiutato finanziariamente dalla sorella Donna Felice, a cui la Biblioteca è dedicata. È situata nei locali del piano terra dell'ex Convento dei Frati Minori Conventuali, oggi sede del Palazzo Comunale. Del suo prezioso patrimonio librario di circa 13.000 volumi, per la maggior parte proveniente dall'ex Convento dei Francescani ed in minor parte dal patrimonio librario dei Padri Minori di S. Maria di Gesù e dei Minori conventuali Cappuccini, come si evince dallo stampo di appartenenza, fanno parte: a) n. 23 incunaboli, contrariamente a quanto afferma l'annuario delle biblioteche d'Italia, che ne ricorda solo 4. Tranne 2, i restanti sono di argomento religioso. La stampa di questi volumi è curata da alcuni dei suoi migliori cultori, quali Ottaviano Scoto, Andrea Torresani, Giorgio Arriva Bene, Aldo Manunzio b) n. 400 cinquecentine, circa, che abbracciano numerosi argomenti, quali religioso, diritto, filosofia, letteratura. Provengono da diverse officine tipografiche : quella di Andrea Torresani, dei Sessa, di Aldo Manunzio, di Giovanni Scoto, degli Arriva Bene, dei Gregori. c) n. 56 manoscritti, contrariamente a quanto afferma l'annuario delle Biblioteche d'Italia, che ne ricorda 47. Di questi manoscritti uno è di Fra Salvatore da Naro e due sono di Fra Saverio Cappuccino, molto importanti perché trattano della storia di questa Città dalle mitiche origini fino al 1825. Ed, altresì, n. 2 volumi "Segretia della Fulgentissima Città di Naro, ovvero Costituzioni segreziali per Naro, del sec. XVIII. Il volume più pregiato è un codice pergamenaceo (sec. XII-XII) "Breviarum Typis Gothicis-Pergamena Charta", in scrittura gotica libraria miniata in oro, opera di amanuensi di scuola fiorentina, con fregi e disegni allegorici rappresentanti figure animali, opera egregia di amanuensi probabilmente di scuola bolognese, con influssi francesi. Vi sono, inoltre, numerose opere di narrativa, letteratura, scienze, sociologia, saggistica, arte, storia, musica, nonché una sezione per ragazzi ed una ricca gamma di opere siciliane, nonché una cineteca di feste e tradizioni popolari. La biblioteca rimane aperta a disposizione del pubblico, con l'assistenza di personale qualificato, tutti i giorni feriali.
▲
Le
strutture
originarie
di
quest'antico
Palazzo
Malfitano,
dei
Signori
di
Giacchetto,
risalgono
al
secolo
XV. Con
l'annesso
ex
ospedale
di San
Rocco
(in
seguito
chiamato
Umberto
I)
costituisce
un vasto
quadrilatero
ricadente
tra la
Via
Piave
(una
volta
via
Mazziotta
Lauricella),
Malfitano,
Lucchesi
e Vitt.
Emanuele
(una
volta
via
Martorelli,
delib.
C.C. n.
18
dell'11.05.1861),
sul
quale
ricade
il
prospetto
principale.
Esso
costituisce
un
esempio
illustre
dell'architettura
civile
della
Città di
Naro.
Il
Palazzo
fu
donato
da Donna
Antonia
Notarbartolo,
marchesa
di
Malfitano
e
discendente
dei
Giacchetti,
dopo che
i Minori
Conventuali
elevarono
l'attuale
chiesa
di San
Francesco,
che
toglieva
al
palazzo
la
visuale
del mare
e della
vallata,
alla
città
per
alloggiarvi
delle
religiose
che
dovevano
educare
le
fanciulle
d'ogni
ceto
nella
fede ed
in ogni
genere
di
lavoro
femminile.
Nel 1749
l'impegno
fu
assunto
dalle
suore
del
Collegio
di
Maria,
ordine
istituito
dal
Cardinale
Corradini
a Sezze,
che ebbe
molta
diffusione
in
Sicilia.
Così
divenne
Collegio
di
Maria,
per
opera di
Mons.
Lorenzo
Gioeni,
Vescovo
di
Agrigento(a).
Dichiarato
monumento
nazionale,
il
palazzo
comprendeva
anche la
chiesa
di San
Rocco,
con
l'annesso
ex
ospedale,
fondato
nel 1544
per
opera di
Mazziotta
Lauricella,
dei
Signori
di
Giacchetto,
per la
cura dei
pellegrini
ed
ammalati
poveri,
dotandolo
di
ricche
prebende.
Era
amministrato
da
quattro
rettori
laici ed
era sede
di
un'arciconfraternita
d'artigiani
e di
sacerdoti,
con il
titolo
di S.
Maria
degli
agonizzanti,
con lo
scopo di
badare
al
seppellimento
dei
defunti
poveri
dell'ospedale
ed alla
ricerca
dei
cadaveri
d'indigenti,
che si
rinvenivano
per
strada.
Ristrutturato
varie
volte,
nel 1676
(tetto
di
tavole),
nel 1772
(doppia
scala
con
passamano
di
ferro),
nel 1776
(da
Francesco
Santalucia)
e nel
1793 (da
D.
Giuseppe
Vaccaro).
Era
famoso
sia per
la
ricchezza
dell'edificio,
sia per
la
bravura
di molti
medici e
chirurghi,
che vi
prestavano
la loro
opera
gratuitamente(b).
Tutto il
fabbricato
risente
dell'influsso
spagnolo,
definito
catalano,
per lo
stile e
la
varietà
delle
soluzioni
spaziali,
costruttive
e
decorative.
Presenta
elementi
architettonici
della
migliore
tradizione
costruttiva
siciliana,
nel
portale
a piano
obliquo,
nel
basamento
esterno,
nell'apertura
incrinata
e nel
contrafforte
angolare.
Di
notevole
interesse
una
magnifica
finestra
angolare
con
piattabanda,
molto
rara per
la
difficile
condizione
di
staticità
cui è
sottoposta,
vera
genialità
d'arte e
di
tecnica
costruttiva,
conservatasi
benissimo
durante
tanti
secoli.
La
sottile
colonnina
è
puramente
ornamentale.
Il
frontone,
molto
pesante,
si regge
da se,
mediante
un
ingegnoso
sistema
d'archi
interni,
connessi
fra loro
in modo
tale che
la
risultante
della
forza
centrale
è non
solo
equilibrata,
ma
superata
dalla
risultante
della
forza
laterale
(c).
Il
collegio
fu
chiuso
nel 1914
per
mancanza
di fondi
e
l'ultima
moniale,
suor
Crocifissa,
fu
ospitata
dalle
Suore
dell'Istituto
Immacolata
Concezione.
Fu
adibito,
quindi,
a
pretura,
a scuola
ed a
civile
abitazione.
Nel 1963
fu
riaperto
da suor
Felicita,
ma,
causa
alcuni
locali
pericolanti,
alcuni
anni
dopo fu
definitivamente
chiuso.
Recentemente
è stato
restaurato
per
destinarlo
ad
attrezzatura
Polivalente
(Museo
della
grafica,
del
libro
antico,
del
costume,
etno-antropologico,
etc.),
di cui
già una
sezione,quella
della
Grafica,
è stata
inaugurata
l'11
giugno
2000,
con vivo
successo
di
critica
e di
pubblico.
Il Polo
museale
nato in
un
piccolo
centro
della
Sicilia,
assume
rilevanza
anche a
livello
nazionale
perché
viene
organizzato
e
gestito,
per la
prima
volta,
da
un'Ente
locale.
La
stessa
struttura,
collocata
nel
cuore
del
centro
storico,
si pone
come
richiamo
per
turisti
e
visitatori.
Consta
di una
donazione
di oltre
244
opere
provenienti
per la
maggior
parte
dallo
stesso
Maestro
Bruno
Caruso
(foto
70), (di
cui 24
dello
stesso
Maestro),
che
costituisce
il
nucleo
originale
della
prestigiosa
raccolta,
sia
dalle
successive
acquisizioni
di
donazioni
di altri
insigni
artisti,
galleristi
e
collezionisti.
Le opere
catalogate
risultano
così
rappresentate:
121
acqueforti,
7 punte
secche,
10
acquetinte,
85
litografie,
8
serigrafie,
4
xilografie.
A queste
opere si
aggiungono
9 tavole
originali
di
incisori
dal 600
all'800:
Ulisse
Aldovrandi
(4),
Rembrandt
(1),
Bartolomeo
Pinelli
(1),
Hondius
(1),
Goya
(1),
Dorè
(1), che
rendono
il museo
ancora
più
interessante
(d).
Naro, come tutti i comuni del periodo medievale, era chiuso da una cinta di solide mura merlate, la cui costruzione si fa risalire al 1263. Furono rafforzate nel 1482 e delimitavano un'area pressoché romboidale.
Nel suo perimetro erano valide opere di difesa militare, la torre della collegiata (Duomo), la torre di San Secondo, la torre della Fenice (in corrispondenza dell'odierna Via Madonna della Rocca) e la Torretta.
L'unico reperto ben visibile delle mura è la porta Vecchia (foto 68 e 68 bis), che testimonia il sistema costruttivo realizzato in pietra con arco ogivale ed eleganti merlature.
La cinta muraria, di cui il tracciato originale c'è dato da un dipinto del XIV secolo, conservato nel Santuario di san Calogero, era controllato da sette Porte, simili alla Porta Vecchia.
Le porte d'accesso alla Città nella parte alta erano: Porta della Fenice, Porta San Giorgio (nei pressi del castello), Porta Vecchia (nell'odierna via omonima) o Porta d'Oro, per il colore delle monete circolanti nel vicino ghetto degli Ebrei e per il frumento che ne entrava e che proveniva dalle ricche terre sottostanti, attraverso la reggia trazzera dei Molini, che metteva in comunicazione Naro e la parte nord-orientale della Comarca.
Molto importanti sono le porte della zona bassa, perché ognuna immetteva da una parte verso la campagna circostante, tramite trazzere e dall'altra immettevano in veri e propri assi stradali.
La porta Sant'Agostino, ex Porta Palermo, ad Ovest, che mutò nome dopo l'erezione del Convento agostiniano, che segna l'imbocco della Via Laudicina, con in fondo il convento dei frati agostiniani, a sud la Porta Girgenti all'inizio della via Lucchesi in asse con il castello ed il duomo; Porta Trinità, che nel 1480 muta il nome in porta Annunziata per l'erezione del nuovo convento e della Chiesa del Carmelo, all'inizio della via Specchi e la Porta Licata, aperta nel 1377 per volere di Matteo Chiaramonte, segna l'inizio di quello che dal seicento in poi diventerà l'asse stradale più importante di Naro, cioè la via Maestra e dei Monasteri, l'odierna via Dante Alighieri.
Fino al 1810, nel giorno dell'Ascensione, una singolare processione, che aveva inizio dalla Chiesa della Madonna della Rocca, percorreva la cinta muraria per la benedizione delle mura (a).
Un Calvario fu fatto erigere nel 1619 per volontà di P. Gaspare Paraninfo, della compagnia di Gesù, con il generoso contributo di Don Ottavio Specchi, Cavaliere di Malta, Don Giovanni Tropia e Don Lorenzo Piaggia e di tutto il popolo narese, fuori le mura, nel luogo ove si può ammirare ancora oggi (a).
Ristrutturato varie volte nel corso dei secoli, nel 1925 venne ricostruito per opera del Comm. Giovanni Filì ed, ancora restaurato, dalla di lui moglie, Ignazia Dispinseri nel 1960, quando fece costruire anche la grande Croce in legno e la ringhiera in ferro battuto, opera egregia di Ferdinando Rizzuto, esperto artigiano locale (b).
Il monumentale calvario si presenta oggi come uno dei più completi ed armoniosi nella struttura della diocesi (foto 58).
Nel 1630 il Vicario Generale, Don Antonino Bichetta, concesse alla chiesa di Sant'Antonio Abate, i cui ruderi si possono ancora ammirare vicino al Vecchio duomo, di solennizzare il Sepolcro il Giovedì Santo.
E da allora il Calvario, durante la settimana Santa, resta il luogo di pellegrinaggio e di preghiera da parte dei fedeli.
Da parecchi anni il giorno del Venerdì Santo, diventa il sito della sacra liturgia della Scinnenza Cruci, rappresentata con personaggi in costume.
Il complesso monumentale si presenta in stile baroccheggiante, con due scale aggettanti in ferro che si intrecciano fino ad arrivare alla base della grande croce centrale, racchiusa da una piccola recinzione in ferro, con accanto, fra due alberi di cipressi, le altre due croci, poste ognuna su un grande piedistallo.
Al piano terra vi è una cappelletta, dove la notte del Giovedì Santo viene vegliato, per tutta la notte, il simulacro del Cristo morto, dai confrati del SS. Crocifisso, con nenie e canti di dolore, chiamati lamienti
(una
volta!).
Il
sepolcro
è
racchiuso
da alte
mura con
cancello
in
ferro,
mentre
tutto
l'organismo
monumentale
è
circondato
da
ringhiera
in ferro
chiusa
da un
grande
cancello.
Ex
Convento dei Gesuiti (ex-pretura di Naro), annesso alla chiesa madre
Situato
all'angolo
tra la
via
Dante e
la
scalinata
via
Duomo,
l'unico
elemento
rimasto
dell'antico
monastero
annesso
alla
Chiesa
del
Santissimo
Salvatore,
edificata
nel
1398, al
tempo di
Re
Martino,
e
completamente
rinnovata
in epoca
successiva. Il
monastero,
che
accoglieva
donzelle
di
nobili
famiglie,
in
origine
si
divideva
in
due parti: una posteriore aperta anche alla
cittadinanza
ed una
anteriore
prospiciente
la via
Dante.
Il
complesso
del monastero presentava un aspetto severo tipicamente
conventuale,
con
finestre
difese
da grate
di
ferro,
mentre
il
Quarto
Nobile,
ossia
l’elemento
quadrangolare,
elevato
1763
presenta poderose lesene e balconi.
Il
Quarto
nobile è
andato distrutto
nel
secolo
scorso
per far
posto ad
una
scuola.
Privo di
copertura,
testimonia
la
magnificenza
dell’edificio
e la sua
valenza
nell’ambito
dell’intero
centro
storico Fonte
sito Comune di Naro
Palazzo
Malfitano
e
Museo
della
Grafica
Fa parte
della
strada
dei
tesori
b) Maria Riolo Cutaja, op. cit. pag. 76;
c) S. Pitruzzella, op. cit. pag. 96/97;
d) Cfr. Città di Naro - Museo della Grafica: segni grafici a Naro dal '600 ad oggi, CL.2000
▲
Le mura
e le
porte
urbane
b) Francesca Marsala, La Città di Naro, Agrigento 1973, pag. 57-58
▲
Ex Collegio dei Gesuiti
Quarto
nobile